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Amicale Franco Italienne des Pays d'Aude
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16 août 2019

PRIMO LEVI

De notre amie MARIE JEANNE: un article sur l'auteur dont on fête cette année le centenaire de la naissance.

19 luglio 2019

Le parole di Primo Levi: alpinismo, la montagna è libertà

di MARCO BELPOLITI

Primo Levi nel 1960 alla Capanna Regina Margherita (Foto archivio privato Eredi Primo Levi)

Nel 2019 ricorre il centenario della nascita dello scrittore. Noi ve lo raccontiamo attraverso le sue parole. L'undicesima: alpinismo

“Per me gli anni della montagna hanno coinciso con gli anni della giovinezza, e quindi del pericolo e della sofferenza. Questa esperienza mi è stata preziosa, perché proprio in montagna ho imparato alcune virtù fondamentali: la pazienza, l’ostinazione, la sopportazione”. Così dichiarava nel 1982 a Giorgio Calcagno, giornalista de “La Stampa”, Primo Levi.

Senza quelle tre virtù non ci sarebbe l’uomo Levi, e quindi neppure lo scrittore, che della pazienza, dell’ostinazione e persino della sopportazione ha dato continui esempi nel corso della sua vita di uomo e di autore. In quella intervista spiegava che poi la montagna era stata una palestra d’allenamento per sopportare fame, sete e disagio, che gli saranno utili ad Auschwitz. La montagna è importante negli scritti di Levi.

di MARCO BELPOLITINel racconto La carne dell’orso, pubblicato nel settimanale “il Mondo” nell’agosto del 1961, prima ancora dell’uscita della Tregua (1963), e da lui mai raccolto in volume. Levi poi riscriverà quel racconto, che gli pareva non riuscito, in Ferro, invece uno dei capitoli della sua magnifica autobiografia, Il sistema periodico (1975).Ferro è imperniato sulle sue ascese giovanili in montagna insieme a Sandro Delmastro, suo compagno di studi all’università, protagonista della storia. Sandro è uno dei primi caduti nel 1944 della resistenza ai nazifascisti. Sono pagine molto belle in cui emerge la montagna come palestra di antifascismo, come ricerca di una forma di vita in mezzo all’ “incubo che gravava sull’Europa” negli anni che precedono lo scoppio della guerra mondiale.

Resta traccia di quella passione in montagna anche in un altro racconto, Fine settimana, compreso nella raccolta Lilìt e altri racconti, dove narra l’ascesa al monte Disgrazia in Lombardia, salendo dal paese Chiesa Val Malenco insieme all’amico Silvio Ortona, nel luglio del 1942, a guerra scoppiata; lì verranno intercettati dai poliziotti fascisti e rimandati indietro. Silvio diventerà in seguito un capo partigiano, e deputato comunista dopo la fine della guerra. Proprio lui sarà il primo editore di Levi su un giornale di Vercelli, “L’amico del popolo”, dove usciranno alcune pagine di quello che di lì a poco sarà Se questo è un uomo. La montagna è presente nella scelta di Primo di partecipare alla Resistenza armata, “salendo in montagna”, come si diceva all’epoca, in Valle d’Aosta, dove sarà catturato dai militi fascisti nei pressi di Amay e quindi internato a Fossoli.

C’è una bellissima intervista concessa da Levi ad Alberto Papuzzi, a lungo giornalista de “La Stampa”, e suo compagno di camminate durante gli anni Ottanta, pubblicata su “La Rivista della Montagna” nel 1984 con il titolo:

“L’alpinismo? E’ la libertà di sbagliare”


Primo è presentato come uno studente di chimica che il sabato e la domenica sale sulle cime del Gran Paradiso e d’inverno s’inzuppa gli scarponi di neve sciando, e nelle mezze stagioni scala le rocce dei Picchi di Pagliaio, i Denti di Cumiana, di Roca Patanüa e dello Sbarüa, allora le palestre degli scalatori torinesi, frequentate da pochi coraggiosi e stravaganti in calzoni alla zuava e vecchi calzoni, spiega Papuzzi.

di MARCO BELPOLITIIn quel periodo, racconta nella conversazione lo scrittore, s’andava in montagna presto, ai 12 e 13 anni, con l’idea che la montagna con le sue fatiche fortificasse lo spirito e il corpo; era un po’ il clima che si ritrova in certi passi di Lessico famigliare di Natalia Ginzburg. La prima avventura di Primo è però un mezzo fallimento, a Bardonecchia sale senza pensarci troppo e senza attrezzature verso la Catena dei Magi con un compagno. I due ragazzi vengono sorpresi dal buio in discesa e devono essere soccorsi dai montanari del luogo.

Levi spiega che l’alpinismo era una risposta al clima culturale del fascismo, alla discriminazione decretata dalle leggi razziali verso gli ebrei: un’assurda forma di ribellione giovanile, dice, seppure così preziosa per forgiare il suo carattere e prepararlo alle privazioni del Lager di Monowitz. Con Papuzzi parla dell’ideologia alpinistica di Eugen Guido Lammer, alpinista austriaco, grande ascensionista, sostenitore della arrampicata estrema e autore di Fontana di giovinezza (1932), allora punto di riferimento.

di MARCO BELPOLITIEra l’idea di misurarsi con l’estremo che determinava la passione per la montagna di Primo e dei suoi amici. Un’idea romantica che conviveva con la cultura positivistica, di cui era intrisa la città di Torino e gli ambienti scientifici che Levi frequentava. La montagna è connessa poi alla chimica, almeno in quella fase giovanile di vocazioni ed esperimenti di laboratorio. Ricorda anche di aver cercato di scrivere quel primo racconto, La carne dell’orso: “C’era tutta l’epica della montagna, e la metafisica dell’alpinismo.

La montagna come chiave di tutto”. In quel testo, poi uscito sul settimanale, Levi aveva cercato di “rappresentare la sensazione che si prova quando si sale avendo di fronte la linea della montagna che chiude l’orizzonte: tu sali e non vedi che questa linea, non vedi altro, poi improvvisamente la valichi e ti trovi dall’altra parte, e in pochi secondi vedi un mondo nuovo, sei in un mondo nuovo”.

di MARCO BELPOLITILa connessione tra la chimica eroica, di cui narra in diversi capitoli del Sistema periodico, e l’epica della montagna è stretta. Per capire Levi, scrittore così austero, esatto, preciso, occorre considerare anche questo lato della sua personalità umana e letteraria: l’epica. In Se questo è un uomo c’è questo aspetto, che si manifesta nel capitolo dedicato a Ulisse: Il canto di Ulisse. Non a caso in queste pagine compare un ricordo della montagna, la nostalgia dei monti. L’epica del quotidiano è fondamentale nello scrittore torinese. Lui così pudico e riservato, sa esaltarsi, seppur con la dovuta moderazione, pensando alle sue giovanili ascese.

primo_levi_al_colle_della_tournette

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